Gli Stati Uniti hanno appena concluso il decennale censimento. La popolazione è in crescita ma ai livelli più bassi dalla crisi del 29. E cambiano gli equilibri tra i singoli stati, con riflessi in termini elettorali. Il numero di seggi alla Camera dei rappresentanti attribuiti ai singoli stati dipende infatti dalla da quanto pesano in termini demografici. Sette stati avranno meno seggi al Congresso di quanti ne abbiano ora e sei ne avranno di più. New York, roccaforte democratica, raggiunge i minimi storici per rappresentanza. L’attuale maggioranza di Biden alla camera si regge su una manciata di voti alla camera e addirittura sul solo voto di Kamala Harris al senato e già alle elezioni di medio termine del 2022 i repubblicani sperano di ribaltare la situazione. Anche grazie a leggi elettorali più restrittive negli stati che governano. Perché la guerra della rappresentanza, sotterranea e all’ultimo sangue, si svolge anche a colpi di regolamenti, come quelli che accorciando i giorni di urne aperte per scoraggiare il voto dei neri. Proprio per questo il presidente democratico propone una legge federale che fissi paletti minimi sul diritto di voto. L’analisi del vicedirettore di RaiNews24 Oliviero Bergamini ci restituisce il quadro di un’America in transizione, dove la componente “caucasica” tra alcuni decenni sarà minoranza, e il suprematismo bianco tenta di cavalcarne le paure. In chiusura di puntata, un servizio della CNN sulla cosiddetta “sindrome dell’Avana”: misteriosi attacchi con microonde ai danni di diplomatici americani nel mondo. Ma la CIA indaga su due casi avvenuti proprio su suolo americano, perfino a due passi dalla Casa Bianca. Conduce Ilario Piagnerelli.