In difesa della democrazia

Democrazie in ritirata nel mondo, autocrazie in irresistibile ascesa da anni. Eppure i Paesi democratici si sono dimostrati più attrezzati ad affrontare la crisi coronavirus: generalmente non hanno nascosto i dati su contagi e decessi e le loro popolazioni si sono fidate di più dei vaccini, consentendo alti livelli di immunità. E’ insomma un buon momento per rivendicare la superiorità della società aperta e allearsi per difenderla. E’ questa l’intenzione del Summit virtuale delle democrazie voluto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Tra i 111 Paesi invitati non ci sono naturalmente Russia e Cina, ma ha fatto scalpore l’assenza di Turchia e Ungheria. “La democrazia non accade per caso, ma va rinnovata a ogni generazione”, ha detto Biden, suggerendo una ricetta: “Combattere la corruzione, difendere la libertà dei media e i diritti umani”. Washington stanzierà 424 milioni di dollari a sostegno della stampa libera nel mondo e per attività anti-corruzione. Pechino ha reagito al vertice con una campagna di propaganda anti-americana che ha pochi precedenti. Secondo il partito comunista al potere, esistono diversi tipi di democrazia e l’iniziativa di Biden non è altro che un attacco alla Cina. Il dibattito sulla democrazia è tuttavia apertissimo e occorre interrogarsi anche sui nemici interni di tale sistema. Interrogativi che abbiamo girato a Yascha Mounk, politologo della Johns Hopkins University. Conduce Ilario Piagnerelli.

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