Cosa resta della Conferenza Onu sul clima di Glasgow? Un accordo “incolore” pieno di buoni passi avanti ma anche con alcune delusioni, prima tra tutte quella sul carbone, che nel testo finale viene “ridotto”, ma non eliminato. L’impressione è che dove la politica si è fermata arriveranno la scienza e la finanza: le auto ibride ed elettriche vendute in Europa sono già il 17 per cento del totale e si calcola che gli investimenti nell’economia verde raggiungeranno i 53mila miliardi di dollari entro il 2025. Al netto di queste speranze, ci ricorda il giornalista scientifico Lorenzo Pinna, il dato di fatto è che, proiettando nel futuro gli impegni presi, si arriva a un aumento di temperatura di 2,4 gradi, molto lontano dall’obiettivo di 1,5. Eppure basterebbe una singola azione a cambiare le cose: chiudere le centrali elettriche a carbone in giro per il mondo. Sono 8500, ricorda Pinna. Con Matthew Chance di CNN andiamo in un luogo quasi inaccessibile ai giornalisti occidentali: il lato bielorusso del confine più caldo d’Europa, dove migliaia di migranti sull’onda della falsa notizia che i polacchi avrebbero finalmente aperto, si sono ammassati contro uno dei varchi ufficiali, trovandolo sbarrato con filo spinato, truppe e cannoni ad acqua. Conduce Ilario Piagnerelli.
Monthly Archives: novembre 2021
Glasgow ai supplementari e il ritorno di Trump
Finale al cardiopalma alla conferenza sul clima di Glasgow, in Scozia. Gli ultimi ostacoli sulla strada della dichiarazione finale sono i sussidi al carbone e agli altri combustibili fossili e gli aiuti finanziari ai Paesi poveri, che sono quelli più colpiti dai fenomeni estremi pur essendo responsabili in minima parte del cambiamento climatico. Dal cuore dei lavori ci fa il punto Emma Farnè. Con un reportage della CNN, di cui RaiNews24 è partner, andiamo nella contea di Kilifi, in Kenya, dove due anni di siccità stanno decimando le mandrie bovine, unica fonte di sostentamento per interi villaggi. Con il corrispondente Antonio Di Bella, le ultime sull’inchiesta per l’assalto a Capitol Hill: Steve Bannon è incriminato e in un audio appena diffuso Donald Trump si dimostra disinteressato alla sorte del vice Mike Pence, che i manifestanti trumpiani vogliono addirittura impiccare. Per il tycoon si parla sempre più di una possibile ricandidatura. Archiviato “Make America great again”, lo slogan stavolta potrebbe essere “Let’s go Brandon”. Un servizio di France2 ce ne spiega il significato. Conduce Ilario Piagnerelli.
Continua la crisi dei migranti fra la Polonia e la Bielorussia
Sempre più accesa la crisi geopolitica fra l’UE e la Bielorussia. Il presidente bielorusso Aleksandar Lukashenko minaccia di tagliare gli approvvigionamenti del gas all’UE. Mentre a Bruxelles si discute sul finanziamento parziale di una recinzione da 400 milioni di dollari che la Polonia prevede di erigere su parte del confine entro la metà del 2022. La canceliera Merkel ha telefonato al presidente russo chiedendo un suo intervento sulla Bielorussia. Alcuni migranti dal confine sono già arrivati in Germania. Parliamo con Lorenzo Monfregola, giornalista in collegamento da Berlino
Conduce Marina Lalovic
Clima. Usa e Cina salvano la COP26?
I due principali inquinatori al mondo, Cina e Stati Uniti, a sorpresa hanno annunciato che collaboreranno per accelerare la riduzione delle emissioni e raggiungere gli obiettivi di temperatura. Divisi su tutto, uniti sul clima, insomma. Succede mentre circola la bozza dell’accordo finale della COP26 di Glasgow. Tra i punti, staccare la spina al carbone, la maggiore singola fonte di CO2, e dimezzare le emissioni di circa la metà entro il 2030. Impegni già messi nero su bianco da molti dei Paesi partecipanti, ma che vengono così indicati come obiettivo a cui puntare anche a tutti gli altri. Ne parliamo con Laura Greco, presidente di A Sud onlus. In questa puntata, Cosimo Caridi, de Il Fatto Quotidiano, ci aggiorna sulla crisi tra Unione europea e Bielorussia. Con cinismo Minsk sta attivamente portando migranti mediorientali sul confine polacco, grazie a visti concesso con facilità, agenzie turistiche compiacenti e nuovi collegamenti aerei. L’intento, usare queste persone come arma non convenzionale contro l’Unione europea in risposta alle sanzioni anti-regime.
Polonia-Bielorussia: una guerra ibrida ai confini dell’UE
La crisi migratoria ai confini fra la Polonia e la Bielorussia, iniziata l’estate scorsa, è entrata in una nuova fase. Sono circa 2 mila migranti ora bloccati al confine. La Polonia ha respinto centinaia di loro che cercavano di varcare il confine dalla Bielorussia. Varsavia schiera l’esercito e si dice determinata a “difendere i confini”, mentre la Commissione Ue parla di un “tentativo disperato del regime di Lukashenko di destabilizzare l’Unione”. La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha chiesto ai Paesi europei di estendere le sanzioni nei confronti del regime bielorusso. Si intensifica sempre di più la guerra ibrida condotta dal presidente bielorusso Lukashenko.
Ne parliamo con Lorenzo Berardi, giornalista, co-fondatore di Centrum Report in collegamento da Varsavia
Conduce Marina Lalovic
L’ondata dei non vaccinati
Il picco di nuovi di coronavirus in Europa: ospedali al collasso in Romania e Bulgaria, picco di casi nel Regno Unito.
Gli Stati Uniti riaprono al turismo.
Ospite: Matteo Villa, ricercatore Ispi
Conduce Emma Farnè
COP26. Il bicchiere è mezzo pieno?
“E’ un fallimento”, dice Greta Thunberg a proposito del vertice di Glasgow sul clima. L’attivista ambientale, in piazza con migliaia di giovani in un partecipatissimo Friday for Future, sa bene che senza la pressione del movimento i leader farebbero ben poco. La strategia funziona: è forse solo grazie alle proteste degli ultimi anni se per la prima volta, forse, il bicchiere mezzo pieno. Al momento, nel loro complesso, le strategie annunciate dagli stati basterebbero a mantenere il riscaldamento del pianeta entro 1,8 gradi. Ancora non siamo a 1,5, l’obiettivo che ormai è “scolpito sulla pietra”, ma è un grosso miglioramento rispetto a quei 2,7 gradi in più cui avrebbero portato i poco ambiziosi impegni precedenti la COP26. Insomma, manca l’ultimo miglio. Tutto un altro paio di maniche sarà la realizzazione concreta delle promesse. Ne abbiamo parlato con Federica Gasbarro, attivista di Youth4Future, e con Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club. Conduce Ilario Piagnerelli.
Robot killer. Lo scenario da incubo delle guerre del futuro
Mitragliatrici infallibili grazie alle tecnologie di riconoscimento facciale; sciami di droni piccoli come insetti che inseguono le persone e le uccidono a seconda di parametri preimpostati; carri armati a guida autonoma. E in prospettiva, veri e propri cyber soldati. Le armi a intelligenza artificiale sono già tra noi. Diversi stati stanno destinando ingenti investimenti ai sistemi d’arma autonomi. Nonostante algoritmi sofisticati, la loro intelligenza, si calcola, non supera quella di un bambino di cinque anni e fuori dai laboratori di sviluppo, in contesti caotici come quelli di una vera guerra, possono avere effetti disastrosi. Contro questo futuro distopico si battono Amnesty International e rete Pace e Disarmo, con la campagna mondiale “Stop Killer Robots”. Ospiti della puntata, Riccardo Noury e Francesco Vignarca. Conduce Ilario Piagnerelli.
Biden, un anno dop
A un anno dalla vittoria di Biden alle presidenziali USA, i democratici perdono alle elezioni amministrative nello stato della Virginia che tenevano negli ultimi 12 anni. Vince il candidato repubblicano Glenn Youngkin. Emergono i nuovi volti dei sindaci democratici di New York e Boston. Minneapolis la città di George Floyd ucciso a maggio del 2020, boccia il referendum sulla riforma del dipartimento di polizia. Quale bilancio di queste ultime elezioni amministrative? E quanto il loro risultato rappresenta un segnale del declino della presidenza Biden in vista alle elezioni di medio termine il prossimo anno?
Ne parliamo con Antonio Di Bella, corrispondente, in collegamento da Washington e con professore Giovanni Borgognone, insegna storia della democrazia USA all’Università di Torino
Conduce Marina Lalovic
Bolsonaro fra la contestazione e la deforestazione
Alla Cop26 di Glasgow oltre cento leader del mondo, che guidano i Paesi ospitanti l’86% delle foreste del globo, si sono impegnati a stroncare la deforestazione entro il 2030. Fra i firmatari anche Brasile, il paese accusato per la massiccia deforestazione dell’Amazzonia soprattutto sotto la presidenza Bolsonaro. Il presidente brasiliano non ha partecipato alla conferenza di Glasgow ma ha utilizzato la sua visita al G20 di Roma per visitare la città dei suoi antenati. Contestato a Padova e Pistoia anche a casa non lo risparmiano dalle critiche e dall’inchiesta avviata per la cattiva gestione del Covid19.
Ne parliamo con Emiliano Guanella, giornalista, in collegamento da San Paolo
Conduce Marina Lalovic